Barbara Minniti

Home
...............................................................

Rassegna Stampa
...............................................................

Miss Marx, La figlia del Capitale - Una biografia pop

 

La storia di Eleanor Marx, la “figlia del Capitale”
Avvenire, 18-11-2020, Cesare Cavalieri

Non so perché solo adesso mi sia capitato tra le mani il libro di Barbara Minniti, Miss Marx. La figlia del Capitale, che è del 2016 (Oltre Edizioni, pagine 170, euro 14,00), ma sono contento di averlo letto. Sarà per il sottotitolo che fa il verso a La figlia del capitano di Puškin (1836) e all'opera buffa di Donizetti, La figlia del reggimento (1840), o per aver trovato, ad apertura di pagina, un'osservazione disinvolta come «Il Capitale, uno di quei libri che molti dicono di aver letto, insieme a quelli di Umberto Eco, alla Recherche e all'Ulisse di Joyce, ma di cui al massimo si ha una vaga infarinatura dovuta agli studi liceali o a letture di bignamini e compendi»… fatto sta che m'è venuta voglia di leggere questa biografia della terza figlia, la minore, di Karl Marx.
Nonostante la bibliografia in fondo al volume, di Eleanor Marx, detta Tussy, non si sa moltissimo, per cui Barbara Minniti ha dovuto soffermarsi parecchio sul di lei amatissimo e ingombrante genitore, sui contributi filosofici e finanziari dello "zio" Friedrich Engels, sulle vicende del nascente comunismo o socialismo internazionale, caratterizzato da rivalità, baruffe e permali fin da subito, talché l'autrice stessa si pone la domanda: «Ok, direte voi, ma che c'entra tutto questo con la piccola Tussy?». C'entra perché, fin da bambina, Eleanor si trovò in mezzo alla stravagante compagnia di leader internazionalisti impegnati a cambiare il mondo attraverso interminabili logomachie.
Un capitolo è dedicato a Freddy, nato nel 1885, figlio illegittimo della Lenchen, domestica di Marx, al tempo in cui anche Engels frequentava le due stanzette della famiglia Marx a Soho. Il ragazzo fu adottato da Engels, il quale però, in punto di morte, avrebbe confessato che Freddy era figlio non suo, ma dell'amico Marx. Il condizionale è d'obbligo perché della vicenda si seppe molti anni dopo da una lettera di Louise Freyberger, ultima collaboratrice (non domestica) di Engels. Quella lettera è l'unica fonte dell'affaire, ma Tussy considerò Freddy, che nel 1895 presenziò al funerale di Engels, come un fratellastro, al quale scrisse molte lettere confidenziali. Eleanor aveva ventinove anni nel 1884 quando andò a convivere con il trentacinquenne Edward Aveling, separato dalla moglie, guardato con sospetto dai socialisti ortodossi che lo tenevano ai margini, fondatore con Eleanor e William Morris di una "Socialist League". Nel 1886 Eleanor e Edward fecero un lungo viaggio di propaganda politica negli Stati Uniti, accolti trionfalmente dai socialisti di laggiù. Vi ritornarono nel 1888 per promuovere testi teatrali dello stesso Aveling, ma con molto minore successo. Eleanor aveva interessi culturali e teatrali: fece conoscere le opere di Ibsen, e tradusse in inglese Madame Bovary. Il 31 marzo 1898, Eleanor ricevette una lettera che la sconvolse. Forse Aveling la informava di essersi sposato clandestinamente con un'attricetta. Era troppo, e poche ore dopo si suicidò con un veleno per cani. Aveva 43 anni. Tredici anni dopo, sua sorella Laura e il marito Paul Lafargue, che vivevano a Parigi, si suicidarono con una fiala di cianuro. Cala il sipario sulla storia della famiglia Marx, intrecciata di politica, amori, tradimenti e dolori, dolori.

Straordinaria complessità
Blog letterario Il Pesciolino d'argento, 6 novembre 2020

Miss Marx è il saggio che la giornalista e scrittrice Barbara Minniti ha dedicato alla figura di Eleanor Marx, l’ultima figlia del celebre filosofo tedesco. Donna acculturata, amante della letteratura e del teatro (sua è la prima traduzione in inglese di Madame Bovary), spiritosa e vivace, ovviamente socialista e attivista politica, Eleanor Marx fu un personaggio storico di straordinaria complessità.
Leggi tutto su Il Pesciolino d'argento

Miss Marx - La figlia del Capitale, Biografia pop
Sissi Corrado, CulturalSocialArt, 13 ottobre 2020
Leggi l'intervista

Miss Marx
Paola Birabanti su Mangialibri
, 24/11/2017
Leggi tutto

“Miss Marx. La figlia del Capitale” di Barbara Minniti
Ilaria Guidantoni, Saltinaria, 19 marzo 2017

Leggi tutto

Tussy e il peso del cognome, la dura vita della figlia di Marx
Il Cittadino, 16-03.2017, D.M.

Schiacciata da un cognome impegnativo, Eleanor Marx, detta Tussy, non ebbe vita facile nella Londra della seconda metà dell'Ottocento. Una vita dura quella di Tussy, destinata a morire suicida a 43 anni, che Barbara Minniti ricostruisce con precisione e puntualità. Ultimogenita di Karl Marx, un povero esule squattrinato ridotto a vivere in due misere stanze con la famiglia ne! quartiere popolare di Soho, trascorrendo le sue giornate al British Museum senza un soldo in tasca e con una sfilza di creditori arrabbiati alla porta, Eleanor crebbe con le due sorelle nell'ambiente del nascente socialismo internazionale, influenzata non solo dal padre, ma anche dallo "zio" Engels, destinata a essere l'erede del pensierodei due leader del comunismo e costretta a rinunciare sin da subito alla sua vita.

Nilde Iotti e Miss Marx eroine della Sinistra raccontate e riviste da due donne di oggi
Stella Cervasio, La Repubblica, 16-12-2016

DUE donne della sinistra che fu, narrate da due donne di oggi che rivisitano una "sintonia", di genere e di partito. Nilde Iotti e Eleanor Tussy Marx, la compagna di Togliatti e la "figlia del Capitale", raccontate in due libri-biografia firmati da Luisa Cavaliere ( Maria Pacini Pazzi editore) e da Barbara Minniti (Oltre edizioni).
Guarda articolo in PDF

Miss Marx e Nilde Iotti. La storia nello sguardo di due donne
Patrizia Melluso, Il Paese delle donne, 21 dicembre 2016
Leggi l'articolo online

La ragazza dal cognome scomodo
Conoscere la storia, 10-09-2016

Il 31 marzo 1898 Gertrude Gentry, «una sciatta servetta, scarmigliata e pallida», rientrando a casa (Jews Walk, Sydenham, Londra) cacciò un urlo. La sua padrona era riversa sul letto, «semisvestita, la bava alla bocca, il volto bluastro, il rantolo del moribondo». Eleanor Marx, detta Tussy, figlia minore di Karl, filosofo e agitatore politico, e della nobildonna Jenny von Westphalen, si era uccisa con il veleno: un'abbondante dose di acido prussico. Perché? Barbara Minniti cerca di rispondere a questo e ad altri interrogativi, portandoci nella Londra della seconda rivoluzione industriale e ricostruendo la vita della "figlia del Capitale". Così facciamo la conoscenza del suo stravagante compagno Edward Aveling, e ovviamente di tutta la famiglia del barbuto esule ebreo-tedesco, la cui opera sarebbe diventata la bibbia di tutti i rivoluzionari. Già, quel Karl Marx che abitava con consorte e figliolanza in due misere stanzette a Soho, trascorrendo le sue giornate nella Biblioteca del British Museum; spesso senza soldi, poteva però contare sull'aiuto di "zio Friedrich", ovvero l'amico e compagno di lotta.

«Miss Marx - La figlia del Capitale»
Italia Oggi, 3 agosto 2016

Figlia prediletta di Karl Marx, socialista nella Londra dei sindacalisti e dei cospiratori, Eleanor Marx detta Tussy ereditò le fortune di Friedrich Engels, capitalista e nemico del capitale. Brillante, si dice, quasi come il padre, che di lei diceva «Tussy sono io», la ragazza ebbe, sempre come il padre, una vita sventurata. Visse per vent'anni con un attore da quattro soldi, Edward Aveling, gran bugiardo, uomo vanesio e scialacquone che, mentre Marx scrisse un Capitale solo, ne dilapidò da parte sua almeno tre: quello delle sue due prime mogli e alla fine anche quello di Tussy, cioè di Engels, che ereditò alla sua morte. Tussy Marx si suicidò, un po' per colpa di Aveling, che a quanto pare le aveva nascosto l'esistenza della seconda moglie e un po' per colpa di Marx, che le aveva nascosto la verità circa il figlio segreto che aveva avuto da Helene Delmut, la cameriera di casa. Leggi tutto

La preziosa vita della figlia del «Capitale»
Fabrizio Ottaviani, Il Giornale, 22 maggio 2016

Che secolo, l'Ottocento! Dopo aver aperto una lettera particolarmente dolorosa era possibile mandare la domestica in farmacia, ad acquistare un po' di cianuro. È così che nel 1898 la fece finita Eleanor Tussy Marx, «la figlia del Capitale», della quale Barbara Minniti redige una biografia tanto scanzonata quanto fedele e piena di sorprese. Lungi dal rimanere inghiottita dalle ombre gigantesche del «Moro» (cioè del padre Karl) e del «Generale» (Engels), Eleanor giocò un ruolo non piccolo nella vita intellettuale e politica della Londra del periodo.

Alla fine “Miss Marx” si uccise con il veleno consumata da un amore travagliato
Pietro Spirito, Il Piccolo, 14-05-2016

Eleanor Marx, nata a Londra il 16 gennaio 1855, quarta femmina dei sei figli che Karl e Jenny Marx ebbero in dodici anni di matrimonio, si suicidò il 31 marzo del 1898, a soli 43 anni, con una potente dose di veleno - acido prussico - mettendo fine così a una burrascosa relazione con il suo convivente Edward Aveling, che la tradiva a man bassa, e a un impegno politico che con lui condivideva e forse cominciava a mostrare la corda. È umanissimo il ritratto che di questa donna straordinaria ci fa Barbara Minniti in quella che lei stessa definisce “una biografia pop”, “Miss Marx - La figlia del Capitale” (Oltre Edizioni, pagg. 167, Euro 14,00), un racconto che ripercorre la vita privata, più che quella pubblica, di “Tussy”, come veniva chiamata. Vivace, appassionata, curiosa di tutto, Eleanor ebbe con cotanto padre - che chiamava “il Moro” - un dialogo strettissimo e un rapporto a sua volta straordinario. Abituata sin dall’infanzia a muoversi con disinvoltura nel mondo dei fuoriusciti e nell'ambiente internazionalista, vivendone i drammi e le interminabili discussioni, Tussy diventò presto amica di Engels, che considerava una specie di secondo padre. Stretta collaboratrice del genitore, volle diventare attrice, ma senza fortuna. Fu amica di George Bernard Shaw, tradusse Ibsen e Flaubert, fu ovviamente attivista politica e capofila di movimenti per l'emancipazione della donna, autrice di scritti sulla questione femminile, sugli anarchici, sul movimento operaio. L’anno stesso della morte di Marx, nel 1883, conobbe Edward Aveling, uomo ambiguo e discusso che avrebbe dato alla sua esistenza una svolta decisiva, e drammatica, portandola al suicidio. Barbara Minniti, giornalista abituata a rovistare fra le biografie e magari a romanzarle (come in “Casa Collins -Le memorie della segretaria inglese di Garibaldi, edito da Polistampa), scandaglia la vita di Eleanor e la racconta come fosse quella di una rockstar o popstar, indugiando nei pressi della sua quotidianità per meglio contestualizzare la società e le consuetudini del tempo(ampio spazio è dedicato al presunto figlio illegittimo di Marx), trovando quanto di attuale c’è (tanto) nella vita di chi si consuma tra passioni e impegno politico e civile.

......................................................

Casa Collins - Le memorie della Segretaria inglese di Garibaldi

Il vecchio generale e la sua segretaria
La Rinascita della Sinistra, 23-04-2009, Diego Zandel


Per anni giornalista al quotidiano romano Paese Sera, Barbara Minniti ha tentato l’avventura con il romanzo, prima con “L’ombra della notte” ed ora con “Casa Collins”, sottotitolo “Le memorie della ‘segretaria inglese’ di Garibaldi”, edito dalla fiorentina Polistampa. A suo modo “Casa Collins” è un romanzo politico, nel senso che sposa in pieno le idee rivoluzionarie socialiste, con venature anarchiche, di Giuseppe Garibaldi, colto negli ultimi anni della sua vita, isolato a Caprera. Suo buen ritiro, ma anche una sorta di confino, controllato a vista da vedette della regia marina per il timore che, dopo aver consegnato l’Italia a Teano nelle mani di Vittorio Emanuele II, il generale si organizzasse per la presa di Roma, ancora in mani di quello che egli considerava il peggior nemico dell’umanità: il papato. Con il generale Pescetto e Francesco Crispi, che erano stati mandati da Rattazzi ad Alessandria perché rinunciasse alle sue mire di liberazione di Roma, era stato tutt’altro che tenero: bestemmie e imprecazioni. Lui, tuttavia, sorvegliato nella sua Casa Bianca alla Maddalena, ci pensava e ripensava al colpo di mano, e ne parlava con i fedeli che venivano a trovarlo. Con altri, tipo Bakunin, preparava invece altre rivolte, ad esempio quella della Polonia contro i russi, dove già c’era un manipolo di Camicie Rosse, che poi sarebbero state sconfitte e i pochi sopravvissuti spediti in Siberia. Ma, a dispetto di qualche mascherata, nel tentativo di allontanarsi da Caprera in barca a remi di notte, il generale non era più l’uomo aitante di una volta, minato com’era da un’artrite che gli rendeva faticoso il passo. Ciò non toglieva che continuasse ad avere successo, per il suo fascino personale e la sua storia, con le donne che gli giravano intorno. Una di queste è, appunto, Emma Claire Collins, una donna inglese vicina di casa che, a poco a poco, avrebbe guadagnato la sua fiducia. Donna ribelle per i tempi, ruppe con la famiglia borghese, restando incinta di colui che diventerà suo marito, Richard Collins, ancor prima di sposarsi. Non solo. Il marito, uomo di fiducia dello zio di Emma, e forse amante, secondo costumi “piuttosto diffusi nella buona società”, sarà accusato di furto per essersi appropriato della cassa dello stesso zio. Poi, perdonato da entrambi, sarebbero venuti a Caprera dove Richard sarebbe morto. E’ sopratutto la Emma vedova quella che frequenta il vecchio generale e ne spia ogni istante della vita, con una ricognizione storica di tanti fatti e fatterelli, che sono la parte più interessante di questo romanzo in cui il mito cede il passo all’uomo. Ciò non toglie che, secondo uno schema di memorie a ritroso, troppo lunghe per chiamarle flash-back, la narrazione colga altri momenti della vita del generale, così come di quella della Emma, in un continuum che è la cifra di questo romanzo, a tutto tondo storico e interessante. Il valore maggiore, ciò che ne fa il perno, è proprio l’attenzione ai retroscena, al dietro le quinte delle pagine di storia più note, al dettaglio privato, in una dimensione che giustifica quel sottotitolo che definisce Emma segretaria del generale. Non una invenzione dell’autrice, seppur nell’uso della prima persona, ma realmente vissuta come ben ricorda nella prefazione al libro Annita Garibaldi Jallet, pronipote del generale, nipote del figlio di lui e di Anita, Ricciotti, che ricorda quanto “Garibaldi amò al punto di pensare di sposarla” Emma, la quale poi “si fece carico dell’infanzia del piccolo Ricciotti”. Barbara Minniti, la cui madre – come rivela in coda al romanzo - è sepolta nel piccolo cimitero de La Maddalena dove ritorna sempre, ha compiuto in questo senso un’operazione di immedesimazione particolarmente significativa che dà luce e sopratutto emozione e sensibilità tutta femminile a una autobiografia altrimenti finta. Un’operazione, da sottolineare, che può riuscire solo grazie a un’ attenta e meticolosa documentazione qual’è stata quella dell’autrice, che qui ha messo in campo le migliori doti di quella che è la sua professione di origine, ovvero la cronista.

L’ultima amante di Garibaldi
L’Unità, 03-01-2009

Si chiamava Emma Collins ed era una nobildonna inglese l’ultima amante di Giuseppe Garibaldi. A rivelare la segreta storia d’amore, nata durante il soggiorno sull’isola di Caprera, sono alcuni biglietti «affettuosi» dell’eroe risorgimentale trovati a Roma, all’archivio dell’istituto per la Storia del Risorgimento Italiano, dalla scrittrice Barbara Minniti che, basandosi su questi testi, ha scritto il romanzo Casa Collins. Le memorie della segretaria inglese di Garibaldi (Polistampa).

L’ultima amante di Garibaldi e la fuga da Caprera
Il Giornale, 30-12-2008, Stefano Giani

S’intitola “Casa Collins” e non è una telenovela. Tutt’altro. Non si vede, dunque, ma si legge. Perché “Casa Collins” non solo è un libro ma apre squarci imprevisti sul nostro Risorgimento e sull’eroe dei due mondi che ne fu uno dei protagonisti. “Casa Collins” è uno sguardo indiscreto ma con il rigore dello storico e un pizzico di fantasiosità romanzesca sulla famiglia della nobildonna inglese Emma Collins, l’ultima amante di Garibaldi. Storia, come per tutti gli amanti di questo mondo, riesumata dalla scoperta dei biglietti “affettuosi” del nizzardo ritrovati a Roma all’archivio dell’Istituto per la storia del Risorgimento italiano dove per molti anni sono stati conservati, dopo la donazione fatta da Fanny Collins, nipote di Emma, senza che alcuno ne desse il reale valore. Lo ha fatto Barbara Minniti che, proprio servendosi di questi testi, ha costruito il romanzo “Casa Collins – Le memorie della segretaria inglese di Garibaldi” (Polistampa, pp.192, 13 euro) ricostruendo quella avventura amorosa nata sull’isola di Caprera. Un intreccio che in un lontanissimo passato aveva giù avuto un riscontro importante in un articolo di Achille Fazzari pubblicato sul New York Times nel 1916 in cui si azzardava che fosse stata la Collins ad innamorarsi dell’Eroe dei due mondi dopo la scomparsa del marito. La prova provata mancherebbe, ma se ne adombra il sospetto: sarebbero esistite numerose lettere d’amore da lei spedite a Garibaldi ma delle quali non è rimasta traccia concreta. Al Vittoriano, in compenso sono stati ritrovate le missive dell’Eroe alla dama inglese che mostrano un timbro confidenziale dal quale si intuisce un tono sicuramente molto intimo dei rapporti fra i due. D’altra parte fu proprio la Collins ad aver aiutato Garibaldi a fuggire da Caprera nel 1867 e ad averlo ospitato per una notte intera in casa sua, come egli stesso racconta nelle sue “Memorie”. Emma Collins visse alla Maddalena dal 1855 al 1868 vicino ai possedimenti di Garibaldi. Racconta con i suoi occhi un Risorgimento filtrato attraverso i mille personaggi curiosi, patrioti, rivoluzionari, camicie rosse, ufficiali sabaudi e chiunque abbia frequentato quegli ambienti, comprese le vicende che riguardano la vita familiare di Garibaldi e Anita, quella dei loro figli e dei figli avuti dalle altre sue donne mescolate alla propria esperienza personale di dirimpettaia di casa Garibaldi.

Una lady inglese sposata ultima fiamma di Garibaldi
La Nazione, 30-12-2008

Che Giuseppe Garibaldi fosse un tombeur de femmes è cosa risaputa. Che da bravo marinaio avesse donne in ogni porto è verosimile. Oggi all’elenco delle sue conquiste si va ad aggiungere una seconda nobildonna inglese (era già stato fidanzato con una lady negli anni successivi al suo esilio in terra statunitense). Si chiamava Emma Collins, fu la vicina di casa di Caprera e, con il marito, gli vendette l’intera isola. Alcuni biglietti «affettuosi» dell’eroe risorgimentale a lei diretti sono stati ritrovati dalla giornalista e scrittrice Barbara Minniti che basandosi proprio su queste righe ha costruito un romanzo storico, «Casa Collins. Le memorie della segretaria inglese di Garibaldi», pubblicato dall’editore fiorentino Polistampa. Questi scritti autografi sono ora visibili sul suo sito www.barbaraminniti.it.

Storia: ritrovati biglietti di Garibaldi a Emma Collins, l’ultima amante
Il Riformista, 29-12-2008

(Adnkronos) - Che Giuseppe Garibaldi fosse un tombeur de femmes è cosa risaputa. Che da bravo marinaio avesse donne in ogni porto è verosimile. Oggi all’elenco delle sue conquiste si va ad aggiungere una seconda nobildonna inglese (era già stato fidanzato con una lady negli anni successivi al suo esilio in terra statunitense). Si chiamava Emma Collins, fu la vicina di casa a Caprera e, con il marito, gli vendette l’intera isola. Alcuni biglietti “affettuosi” dell’eroe risorgimentale a lei diretti sono stati ritrovati a Roma presso l’archivio dell’Istituto per la Storia del Risorgimento italiano dalla giornalista e scrittrice romana Barbara Minniti che basandosi proprio su quelle righe ha costruito un romanzo storico, ‘‘Casa Collins. Le memorie della “segretaria inglese” di Garibaldi’’, pubblicato dall’editore fiorentino Polistampa.
Quegli scritti autografi sono ora visibili sul suo sito www.barbaraminniti.info. A confermare quello che i biglietti possono solo far maliziosamente intuire, anche un articolo apparso nel 1916 sul «New York Times» in cui un amico intimo del Generale, Achille Fazzari, rivela la storia d’amore tra i due. Ad essere precisi sarebbe stata la Collins, dopo la morte del marito, a innamorarsi di Garibaldi e prova ne sarebbero le numerose lettere da lei spedite, come afferma Fazzari nell’articolo. Di queste lettere d’amore, però, non ne è rimasta neanche una, mentre al Vittoriano sono stati ritrovati i biglietti di Garibaldi all’inglese, alcuni sicuramente molto confidenziali e con toni che lasciano intuire un rapporto piuttosto intimo. Fu la Collins del resto ad aiutarte l’eroe a fuggire da Caprera nel 1867, prima della battaglia di Mentana, e a ospitarlo un’intera notte in casa sua, come racconta lui stesso nelle sue Memorie. “Non è escluso – sostiene la Minniti – che le lettere della nobildonna inglese siano state distrutte dalla famiglia di Garibaldi dopo la morte dell’eroe per evitare di amareggiare Francesca Armosino, diventata nel frattempo sua moglie”. (segue) (Red-Xio/Col/Adnkron)

Garibaldi e l’amante inglese
Il Tirreno, 28-12-2008.

Si chiamava Emma Collins ed era una nobildonna inglese l’ultima amante di Giuseppe Garibaldi. A rivelare la storia d’amore, nata durante il soggiorno a Caprera, sono alcuni biglietti affettuosi dell’eroe risorgimentale trovati a Roma, all’archivio dell’Istituto per la Storia del Risorgimento italiano, dalla scrittrice Barbara Minniti che, basandosi su questi testi, ha scritto il romanzo “Casa Collins. Le memorie della segretaria inglese di Garibaldi” (Polistampa, pp. 192, euro 13). Ciò che i biglietti fanno solo intuire è confermato da una testimonianza di Achille Fazzari apparsa nel 1916 sul New York Times, secondo cui sarebbe stata la Collins si sarebbe innamorata di Garibaldi dopo la morte del marito. Fu proprio lei, del resto, ad aiutare l’eroe a fuggire da Caprera nel 1867 e a ospitarlo un intera notte a casa sua, come racconta lui stesso nelle sue “Memorie”.

L’eroe si legò a una nobildonna inglese
Gazzetta del Sud, 28-12-2008.

A rivelare la segreta storia d’amore, nata durante il soggiorno sull’isola di Caprera, sono alcuni biglietti ‘affettuosi’ dell’eroe risorgimentale trovati a Roma, all’archivio dell’Istituto per la Storia del Risorgimento italiano, dalla scrittrice Barbara Minniti che, basandosi proprio su questi testi, ha scritto il romanzo ‘Casa Collins. Le memorie della segretaria inglese di Garibaldi’ (Polistampa, 192 pagine, 13 euro).
Ciò che i biglietti fanno solo intuire è confermato da una testimonianza di Achille Fazzari apparsa nel 1916 sul ‘New York Times’, secondo cui sarebbe stata la Collins ad innamorarsi di Garibaldi dopo la morte del marito; prova ne sarebbero le numerose lettere d’amore da lei spedite di cui però non è rimasta traccia. Fu proprio lei, del resto, ad aiutare l’eroe a fuggire da Caprera nel 1867 prima della battaglia di Mentana e a ospitarlo un intera notte a casa sua, come racconta lui stesso nelle sue ‘Memorie’.
I biglietti di Garibaldi sono stati donati all’Archivio dalla nipote di Emma, Fanny Collins, che ha anche chiuso con un piccolo colpo di scena il romanzo della Minniti che ha reso visibili, sul suo sito, gli scritti autografi dell’eroe dei Due mondi.

Si chiamava Emma Collins ed era una nobildonna inglese l’ultima amante di Giuseppe Garibaldi
Il Mattino, 28-12-2008.

Si chiamava Emma Collins ed era una nobildonna inglese l’ultima amante di Giuseppe Garibaldi. A rivelare la segreta storia d’amore, nata durante il soggiorno sull’isola di Caprera, sono alcuni biglietti affettuosi dell’eroe risorgimentale trovati a Roma, all’archivio dell’Istituto per la Storia del Risorgimento italiano, dalla scrittrice Barbara Minniti che, basandosi proprio su questi testi, ha scritto il romanzo «Casa Collins. Le memorie della segretaria inglese di Garibaldi» (Polistampa, 192 pagine, 13 euro). Ciò che i biglietti fanno solo intuire è confermato da una testimonianza di Achille Fazzari apparsa nel 1916 sul «New York Times», secondo cui sarebbe stata la Collins a innamorarsi di Garibaldi dopo la morte del marito. Prova ne sarebbero le numerose lettere d’amore da lei spedite di cui però non è rimasta traccia.

Pubblicate le lettere di Garibaldi all’amante
La Provincia di Cremona, 28-12-2008

A rivelare la segreta storia d’amore, nata durante il soggiorno sull’isola di Caprera, sono alcuni biglietti ‘affettuosi’ dell’eroe risorgimentale trovati a Roma, all’archivio dell’Istituto per la Storia del Risorgimento italiano, dalla scrittrice Barbara Minniti che, basandosi proprio su questi testi, ha scritto il romanzo ‘Casa Collins. Le memorie della segretaria inglese di Garibaldi’ (Polistampa, 192 pagine, 13 euro). Ciò che i biglietti fanno solo intuire è confermato da una testimonianza di Achille Fazzari apparsa nel 1916 sul ‘New York Times’, secondo cui sarebbe stata la Collins ad innamorarsi di Garibaldi dopo la morte del marito; prova ne sarebbero le numerose lettere d’amore da lei spedite di cui però non è rimasta traccia. Fu proprio lei, del resto, ad aiutare l’eroe a fuggire da Caprera nel 1867 prima della battaglia di Mentana e a ospitarlo un intera notte a casa sua, come racconta lui stesso nelle sue ‘Memorie’. I biglietti di Garibaldi sono stati donati all’Archivio dalla nipote di Emma, Fanny Collins, che ha anche chiuso con un piccolo colpo di scena il romanzo della Minniti che ha reso visibili, sul suo sito, gli scritti autografi dell’eroe dei Due mondi.

Pubblicati i biglietti scritti da Garibaldi a Emma Collins, sua ultima amante
Il Messaggero, 28-12-2008.

Si chiamava Emma Collins ed era una nobildonna inglese l’ultima amante di Giuseppe Garibaldi. A rivelare la storia d’amore, nata durante il soggiorno a Caprera, sono alcuni biglietti affettuosi dell’eroe risorgimentale trovati a Roma, all’archivio dell’Istituto per la Storia del Risorgimento italiano, dalla scrittrice Barbara Minniti che, basandosi su questi testi, ha scritto il romanzo “Casa Collins. Le memorie della segretaria inglese di Garibaldi” (Polistampa, pp. 192, euro 13). Ciò che i biglietti fanno solo intuire è confermato da una testimonianza di Achille Fazzari apparsa nel 1916 sul New York Times, secondo cui la Collins si sarebbe innamorata di Garibaldi dopo la morte del marito. Fu proprio lei, del resto, ad aiutare l’eroe a fuggire da Caprera nel 1867 e a ospitarlo un intera notte a casa sua, come racconta lui stesso nelle sue “Memorie”.

«Casa Collins»: un romanzo sulla fidanzata segreta di Garibaldi
Il Giornale della Toscana, 28-12-2008, Stefano Giani


Che Giuseppe Garibaldi fosse un tombeur de femmes è cosa risaputa. Che da bravo marinaio avesse donne in ogni porto è verosimile. Oggi all’elenco delle sue conquiste si va ad aggiungere una seconda nobildonna inglese (era già stato fidanzato con una lady negli anni successivi al suo esilio in terra statunitense). Si chiamava Emma Collins, fu la vicina di casa a Caprera e, con il marito, gli vendette l’intera isola. Alcuni biglietti “affettuosi” dell’eroe risorgimentale a lei diretti sono stati ritrovati a Roma presso l’Archivio dell’Istituto per la Storia Risorgimento italiano dalla giornalista e scrittrice romana Barbara Minniti che basandosi proprio su quelle righe ha costruito un romanzo storico. Casa Collins. Le memorie della “segretaria” di Garibaldi, recentemente pubblicato da Polistampa. Quegli scritti autografi sono ora visibili sul suo sito www.barbaraminniti.it.
A confermare quello che i biglietti possono solo far maliziosamente intuire, anche un articolo apparso nel 1916 sul “New York Times” in cui un amico intimo del Generale, Achille Fazzari, rivela la storia d’amore tra i due.

L’ultima amante di Garibaldi
Toscana Tv, 27-12-2008

A rivelare la segreta storia d’amore, nata durante il soggiorno sull’isola di Caprera, sono alcuni biglietti ‘affettuosi’ dell’eroe risorgimentale trovati a Roma, all’archivio dell’Istituto per la Storia del Risorgimento italiano, dalla scrittrice Barbara Minniti che, basandosi proprio su questi testi, ha scritto il romanzo ‘Casa Collins. Le memorie della segretaria inglese di Garibaldi’ (Polistampa, 192 pagine, 13 euro). Ciò che i biglietti fanno solo intuire è confermato da una testimonianza di Achille Fazzari apparsa nel 1916 sul ‘New York Times’, secondo cui sarebbe stata la Collins ad innamorarsi di Garibaldi dopo la morte del marito; prova ne sarebbero le numerose lettere d’amore da lei spedite di cui però non è rimasta traccia. Fu proprio lei, del resto, ad aiutare l’eroe a fuggire da Caprera nel 1867 prima della battaglia di Mentana e a ospitarlo un intera notte a casa sua, come racconta lui stesso nelle sue ‘Memorie’. I biglietti di Garibaldi sono stati donati all’Archivio dalla nipote di Emma, Fanny Collins, che ha anche chiuso con un piccolo colpo di scena il romanzo della Minniti che ha reso visibili, sul suo sito, gli scritti autografi dell’eroe dei Due mondi.

Casa Collins. Le memorie della “segretaria inglese” di Garibaldi
Camicia Rossa, 01-04-2008, Annita Garibaldi Jallet

Il libro di Barbara Minniti, giornalista e letterata, è un libro gioioso e colto, semplice e articolato, gradevolissimo nella lettura. Racconta la storia d’amore tra Richard e Emma Claire Collins, un amore romantico all’altezza dei protagonisti, un gentiluomo e la sua dama. Restituisce, in filigrana, un’epoca: quella in cui un amore nato in libertà non era gradito nella buona società, e nella quale un temperamento scontroso non si piegava alle regole del buon vivere vittoriano. Tra l’isola di Caprera e Casa Collins si manifesta il romanticismo di un epoca meravigliosa dal punto di vista letterario, artistico e poetico in particolare. A questa corrente culturale molto deve il mito di Garibaldi che da grande soldato diventa icona per una generazione e più: s’incontrano attorno a lui giovani pronti a vestirsi di rosso per vivere un’epopea da sogno, donne dedite a ricamare bandiere, popolani, borghesi ed aristocratici indistintamente innamorati di Giuseppe Verdi e delle sue odi al riscatto dei popoli. Ma anche il piccolo mondo così speciale degli inglesi dell’arcipelago maddalenino.
Il romanzo dei Collins, scritto sulla base di un manoscritto dal contenuto anch’esso romanzesco, riporta, come giustamente sottolinea nell’intervento di chiusura Fanny Collins, nipote di Richard Collins, alle Cime tempestose di Emily Brontë, ed a tutta la letteratura femminile e non solo dell’era vittoriana: l’influenza di Jane Austen (1775-1817) che scrisse, tra altro, un romanzo, Emma, nel 1815, fu straordinaria, e questo in un’epoca dove non esistevano i mezzi di comunicazione di massa, ed in una società conservatrice dei propri valori.
Il dilagare di nomi come Harriet, Alice, Emma, eroine dei diffusissimi scritti, evoca le mode dei giorni nostri per gli esotici nomi di attori e cantanti. Fa anche pensare a tanti amori, forti e fedeli, che la rigidità dei tempi obbligò a trincerarsi, come quello di Ricciotti Garibaldi e di sua moglie, la vittoriana Harriet Constance Hopcraft, altra donna colta lei e altro carattere scontroso lui, la cui memoria è chiusa tra le mura di una casa, tra Lazio ed Abruzzo, diventata la loro isola nel ricordo sempre presente della perduta Caprera. Suggestiva anche è la visione delle due case bianche: l’una irrompe sulla scena del mondo con il suo personaggio a dir poco anticonformista, Giuseppe Garibaldi, l’altra ne è il contraltare, piccola, muta, ma anch’essa accogliente alle ceneri del padrone di casa. Ma il libro è anche un riferimento a quanto gli studiosi maddalenini hanno dato di meglio alla cultura garibaldina e dintorni: i riferimenti bibliografici di Barbara Minniti tengono conto di tutto.
Ci piace ricordare in particolare, perché non è più con noi, un’altra anima intrisa di cultura delle isole e del mare, Gin Racheli, da annoverarsi tra le donne che amarono Garibaldi, nella seconda parte del XX secolo, per quello che era prima di ogni altra cosa: un uomo di mare.
In Casa Collins sentiamo il profumo del mare, e il fischio del vento sullo stretto di Moneta che unisce più che divide Casa Garibaldi e Casa Collins. La mente si apre, con un grande sospiro di sollievo, alle meravigliose storie del tempo che fu.

Un romanzo di storia e di quotidianità
Renato Terrosi su Corriere dei ciechi, ottobre 2008

Ricordo e ricorderò sempre quel convegno Aicret a La Maddalena, nel 1982, per celebrare il centenario della morte di Garibaldi e quella giornata trascorsa a Caprera. Il solito maestrale che da quelle parti non scherza, il solito profumo isolano e la non consueta emozione di essere con un Giuseppe Garibaldi; ovviamente discendente dell’Eroe che lì ebbe il suo ultimo regno. Anche io recitai la mia parte e mentre parlavo uscivano dal lago della memoria le immagini di “nonna Rosa”, vedova di un garibaldino, con la quale vissi alcuni anni verdissimi a Perugia. Una vita fa. La anzianissima “nonna Rosa” conservava come una reliquia la camicia rossa del marito e ogni tanto, col pretesto di stirarla, l’accarezza. Un muto colloquio. Una cerimonia. E’, quindi, con una particolare emozione che ho preso a leggere “Casa Collins” di Barbara Minniti, tornata a noi dopo “L’ombra della notte” (2005), una originalissima vicenda d’amore (o d’amori?) che mi ha molto intrigato e avvinto. Comunque, non c’è voluto tanto per capire che anche queste memorie della “segretaria inglese” di Garibaldi emanano amore. Infatti, già nella prima parte dell’ottima presentazione, Annita Garibaldi Jallet disegna con pennellate sopraffine il contesto della vicenda. “Emma - scrive - uno dei nomi di donna più presente nella vita di Giuseppe Garibaldi. Ma nessun ricordo cancella un altro: una è amore, l’altra è amicizia, la terza è una barca. L’amore è Emma Roberts. L’amica è una signora inglese, Emma Claire Collins, che divide con Garibaldi un segreto, un profumo, quello di Caprera quando spunta la primavera e la sua infinità di fiori. Forse divide con lui anche un canto, quello del vento leggero o dal fischio infuriato, e le onde del mare dolci e attraenti come sirene o aggressive, quasi appuntite, quando s’innalzano a Moneta per ricordare che Caprera è un’isola. La barca è un regalo di Emma Roberts, un regalo d’addio. Emma Collins, la misteriosa, silenziosa, signora dirimpettaia del Generale, da isola a isola, è presente a Caprera prima di lui con il suo irascibile, bisbetico e amatissimo consorte, quel Richard Collins i cui rapporti con l’illustre vicino furono prima burrascosi poi inesistenti”. Concludendo poi, efficacemente, sempre nella presentazione: due vite parallele, quella della Casa Bianca di Caprera e della piccola casa sulla punta di Moneta, silenziosa nella luce del mito, senza storia, senza discendenza. Eppure nella leggenda di Caprera vi è questa presenza permanente, d’inverno come in estate, dei Collins e poi della sola Madame Collins che, per quanto di lei tutto abbiano detto gli studiosi, si merita anche un romanzo, o forse una poesia. Quindi, agevolati dallo stile lene e appassionante, gli occhi e la mente corrono sulle pagine del romanzo e scoprono vicende di storia risorgimentale, con patrioti, ufficiali, garibaldini, in un va e vieni rapido e avvincente. Quando, poi, meno te lo aspetti saltano fuori momenti della vita semplice, quotidiana dell’Uomo, delle sue donne e di Emma Collins, appunto, abitante col marito Richard nella casa dirimpettaia della Casa Bianca di Garibaldi: Signora sollecita, enigmatica, affascinata e affascinante. E tanto di cappello all’autrice del libro, Barbara Minniti, quando compone da sceneggiatrice perfetta il quadro del “bacio storico” di Giuseppe (Garibaldi) a Emma, prima della partenza dall’isola. “Il suo volto era così vicino al mio che non potei sottrarmi al suo bacio. Per un attimo tentai di indietreggiare, ma la sua presa era potente e l’odore del suo corpo così piacevole che non opposi più alcuna resistenza. Le sue labbra erano morbide, circondate dalla barba soffice, che sapeva di tabacco. Da lui emanava un vago profumo di sapone di Marsiglia, di cui dovevano essere intrisi i suoi panni lavati con muscolosa lena da Francesca. Mi baciò con passione e ardore, ma io capii che in quel gesto non c’era nulla di lussurioso. Era il suo modo di esprimere la riconoscenza per l’aiuto che gli avevo offerto e non certo una profferta d’amore. “Emma cara - mi disse quando finalmente si staccò da me - tu sai che per me la donna è l’essere più perfetto del creato. Scusami se sono incapace di controllare il mio modo di renderle omaggio”. Mi piace concludere queste note sul bel libro della Minniti, ricordando le bellissime e numerose descrizioni che fa dell’isola luminosa, dei gabbiani che volano lenti nel cielo, azzurro da non credere, e dei profumi rari. Il tempo in cui sbarcai per la prima volta ad Olbia in grigioverde è svanito in lontananze che è meglio non collocare, anche il tempo del convegno è nel fondo della clessidra e così gli altri tempi che mi hanno visto a Caprera o nei paraggi, ma la musica del mare e il profumo delle praterie sono talmente vivi nelle orecchie, nelle narici e nelle pagine di “Casa Collins”, che mi sorprendo a guardarmi intorno e a vedermi nella mia stanza a scrivere, mentre sotto mulina la solita bufera del traffico e il consueto sentore di carburante. Per fortuna che ci sono le rimembranze. Vitali.

Con "Casa Collins" finalmente un romanzo a raccontarci chi era Garibaldi (e non solo)
Prof. Domenico Scacchi, docente di Storia Contemporanea - Università Roma Tre
Membro del Consiglio di Presidenza dell'Istituto per la Storia del Risorgimento Italiano - 2008

Giuseppe Garibaldi era nato il 4 luglio1807. Poco tempo fa, il 3 luglio '08 si sono chiuse ufficialmente le celebrazioni per il Bicentenario della nascita dell'Eroe dei Due mondi che hanno visto durante il corso di un intero anno, una miriade di iniziative, scritti, incontri e convegni tenutisi in tutto il mondo e che hanno scavato a fondo i vari aspetti di questo personaggio davvero straordinario e non privo di contraddizioni. Il romanzo della Minniti sembra arrivare a chiudere e completare in modo semplice e diretto il lungo periodo delle celebrazioni, delle elaborazioni e ricerche storiche su Garibaldi e sul Risorgimento italiano Da storico non ho strumenti per poter dare un giudizio sul valore letterario dello scritto della Minniti, che però posso dire di aver apprezzato molto per la fluidità della scrittura oltre che per l'evidente rigorosità nel riportare i fatti, molti dei quali sconosciuti ai più. E non posso non porre all'attenzione anche la parte che riguarda la ricostruzione delle vicende inglesi della protagonista, Emma Collins, grazie ad una originale descrizione dell'Inghilterra della prima rivoluzione industriale. Molti sono gli aspetti interessanti ad una lettura non necessariamente da addetti ai lavori per quanto riguarda la figura di Garibaldi. In particolare dal romanzo emerge quel Garibaldi "agricoltore" di cui solo ultimamente la storiografia si è occupata, insieme con le sue vicende personali e intime e il rapporto con le molte donne dalle quali, dopo Anita, ebbe anche dei figli. Aspetti importanti che ci permettono di capire meglio il personaggio, uomo che affonda pienamente la sua personalità e la sua formazione nell'ottocento delle grandi trasformazioni, quelle che hanno segnato profondamente il mondo, così come lo conosciamo oggi.

 

Close Questo sito utlizza cookie. Può leggere come li usiamo nella nostra Privacy Policy.